La defibrillazione precoce e la rianimazione cardiopolmonare (RCP) sono due procedure mediche che possono salvare la vita di chi è vittima di un arresto cardiaco.

Una persona che perde conoscenza, che non risponde e che non respira, potrebbe essere stata colpita da un arresto cardiaco. Quando il cuore non pompa il sangue in maniera adeguata, e quindi in maniera efficace, i tessuti non ricevono ossigeno a sufficienza e vanno incontro a danni (talvolta anche irreversibili) che possono portare rapidamente alla morte. Se una persona in queste condizioni viene soccorsa tempestivamente (cioè entro 3-5 minuti dall’evento) mediante opportune manovre di rianimazione cardiopolmonare e mediante l’utilizzo di un defibrillatore DAE, le possibilità di sopravvivere raddoppiano o, addirittura, triplicano. Certo, ci vuole, oltre al massaggio cardiaco, un defibrillatore DAE a portata di mano.
Ogni anno circa 60.000 persone in Italia e 400.000 in Europa vengono colpite da arresto cardiaco improvviso e nel 70% dei casi ciò avviene in presenza di testimoni. Ma solo nel 15% dei casi i presenti iniziano subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare e solo 1 su 100 utilizza un defibrillatore automatico o semiautomatico esterno. Se questa percentuale aumentasse, si potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno.

Pertanto, concludendo, in caso di arresto cardiaco è fondamentale chiamare prima di tutto il 112 e iniziare subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Ma soprattutto, non appena lo si ha a disposizione, è di vitale importanza utilizzare un defibrillatore, l’unico strumento in grado di far ripartire il cuore.